La traduzione di “Master” è quella di: “padrone”, “maestro”, “capo”, “guida”. Lancaster Dodd, il “master” del film, è per i suoi adepti e per la sua famiglia un po’ tutte queste cose e, come un vero capo, sa dosare il “bastone e la carota” (come faceva dire Kubrick in “Arancia Meccanica” ad Alex: “un vero capo sa quando fare il capo e quando concedersi agli inferiori”).
Il rapporto che Lancaster Dodd (capo della setta “The Cause” ed interpretato da Philip Seymour Hoffman) riesce ad avere con il genere umano è infatti solo quello da “superiore verso gli inferiori”.
La sua vittima prediletta è Freddie Quell (Joaquin Phoenix nel film): un ex marinaio, reduce di guerra e con problemi di adattamento alla vita reale.
Freddie assomiglia molto ai ragazzi di borgata di Pasolini; egli è un essere umano semplice, senza sovrastrutture, senza istruzione e quindi non corrotto dai falsi insegnamenti della scuola e della morale, totalmente succube, nel bene e nel male, del suo istinto.
Lancaster Dodd , il guru di “the cause”, capisce subito che ha fra le mani un “potenziale umano” notevole, che non aspetta altro che essere plasmato.
Non importa se le vicende del film non rispecchiano esattamente la vera storia di Scientology, ciò che conta, per me, è come il regista rappresenta il rapporto “vittima-carnefice”.
Che la vittima sia Freddie Quell (il marinaio) o gli adepti della setta (fra cui Laura Dern, attrice feticcio di David Lynch), ciò che mi è sembrato voler dimostrare il film è che nella vita ognuno di noi si sceglie il proprio carnefice e non può fare a meno di lui. Freddie il marinaio c’è riuscito?.
Commento:film da vedere, ma non per chi si aspetta la vera storia di Scientology, Joaquin Phoenix e Philip Seynour Hoffman sono due colossi.
Mauro.
Grazie, da Macrileo
Grazie, da Macrileo
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