Visualizzazioni totali

lunedì 6 giugno 2011

Microsolchi n. 18


The Horrors - “Primary colours” – XL Recordings – 2009

Sto ascoltando questo disco da pochi giorni, uno di quei dischi comprati subito, perché rimasto folgorato dal primo ascolto in cuffia nel solito reparto dischi del grande magazzino francese (il fcan vero?) e poi lasciato lì, a maturare, non so perché. Farei meglio a resuscitare più spesso di questi cadaveri, sepolti nella mia pila di cd da ascoltare ancora, visto le perle che ci sono ancora da riesumare (detta così sembra un po’ funebre, ma trattandosi  di “Horrors”…).
E sicuramente questo “Primary colours” è una di quelle. La copertina: ricorda molto quella di “Pornography” dei Cure, e soprattutto le foto che si trovavano all’interno di quell’album, cioè  quattro sagome sfuocate in posa con i volti cancellati (vedi foto). Come esca per darkettoni, niente male.
Premetto che non conosco niente degli Horrors, tranne il fatto che sicuramente gli avevo notati all’epoca del loro primo album, grazie alle copertine dell’NME e a tutto l’hype creato dalle riviste specializzate. Ascoltando i pezzi dell’epoca, via You tube, mi sembravano un concentrato di furia alla Birthday party di  Nick Cave, sicuramente interessanti, ma da me un po’tralasciati.
La cosa che subito colpisce di questo disco è il radicale cambiamento di suono  rispetto al loro primo “Strange House” del 2007. Già il primo brano che apre il disco, “mirror’s image”, riporta  in auge delle splendide chitarre alla My bloody Valentine, sorrette da un basso in primo piano e da una loop di tastiera “krautrock” e ad amalgamare il tutto, la voce di un po’ alla Ian Mcculloch degli Echo and The Bunnymen.
Secondo pezzo, “Three decades”: sempre più chitarre e atmosfere alla My Bloody Valentine, senza scadere però nell’imitazione, grazie alla forte personalità della voce di Faris, il frontman.
Terzo: “Who can say” : La furia del primo disco: basso in distorsione in primo piano, chitarre urticanti, un po’ di My bloody,  tensione a mille e voce narrante carica di pathos.
Potrei andare avanti così, a fare “l’analisi grammaticale” di tutti i brani, però lo farei sembrare un disco di citazioni. Un po’ lo è, ma in senso buono, sicuramente gli Horrors conoscono bene tutti i gruppi che ho citato, si sente, solo che gli hanno presi come maestri per cavarne fuori una ricetta personalizzata che non c’entra niente con il mero “copia e incolla”.
A loro favore, si può notare che ,come produttore, non hanno scelto nessun Alan Wilder e né tanto meno un Kevin Shields, ma un Portishead (Geoff Barrow) che tutto ha fatto tranne che shoegaze (genere, appunto, di gruppi come My bloody Valentine).
Riconosco i suoi interventi nei vari loop di tastiere, che ricordano molto le atmosfere del bellissimo “Portishead 3rd”, ultimo  disco del gruppo di Bristol (in “Mirror’s Image” e “Sea wihin the sea”).
“Primary colours” è un disco veramente bello, di musica viscerale, e di “guitar pop” al fulmicotone; dieci pezzi tutti validi, di musica viva e pulsante, dal suono molto “british”  come solo gli inglesi sanno fare, quando sono bravi.
Tracce preferite: Mirror’s image, who can say, do you remember, new ice age,scarlet fields, insomma, sto mettendo tutto l’album.
Curiosità: Sul loro sito ufficiale, in ascolto il loro nuovo singolo, Meraviglia! Che siano proprio Gli Horrors la prossima “Next big thing”.
In uscita il loro nuovo album “Skying” l’11 luglio e col senno di poi non vedo l’ora.
Altra chicca: sono stati in tour con i Kills e così il circolo della “parrocchietta indie” si chiude.Verranno a suonare in Italia quest’estate l’8 luglio alla Fiera della Musica di Azzano Decimo Pordenone.
Ma adesso che Milano c’ha Pisapia che tutto potrà, è troppo sperare in un qualcosa di simile anche dalle nostre parti? Pisapia with special guests The Horrors.
E come sempre è stato un piacere, Ciaooo Mauro.   


Nessun commento:

Posta un commento