Durante gli ultimi anni al liceo, leggevo romanzi in maniera smodata. Tenevo un libro davanti agli occhi, sui mezzi pubblici, durante la ricreazione, camminando per strada... Avevo frequentazioni sociali, ma i mondi paralleli che mi si aprivano grazie alle parole di Wilde, Svevo, Pirandello, erano infinitamente più stimolanti. Ricordo che un'amica mi propose durante un gioco di immaginare una cena e chi avrei desiderato avere come miei ospiti. Se non ricordo male risposi: Woody Allen, Pedro Almodovar e forse Ingmar Bergman. Il film di Allen che ho visto ieri si rivolge a tutte quelle persone che vivono il desiderio di appartenere ad un mondo "altro", differente da quello reale, ma non per questo immaginario. Desiderare di conoscere e frequentare un autore defunto non è realistico anche se l'oggetto del desiderio è esistito.
Gil, il protagonista di "Midnight in Paris" nel suo viaggio nel tempo incontra tutti i suoi eroi. Hemingway gli confida che la paura della morte può essere annientata dalla passione. Salvador Dalì, interpretato da Adrien Brody, suggerisce a Gil l'importanza di aggiungere alla vita un "rinoceronte". Sulle note di Cole Porter, Gil impara a vivere nel proprio mondo, senza rinunciare tutto ciò che di glorioso il passato ci può dare grazie all'opera di artisti immortali, da condividere con solo con chi lo merita.
Pur desiderando vivere in un mondo "altro" in compagnia di persone interessanti, e pur essendo uno che leggeva e legge, un po' per fuggire dal mondo, un po' per capirlo di più, ho trovato quest'ultimo film di Allen un riciclo di tematiche già brillantemente affrontate in passato.
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Souffle