Microsolchi n. 24
U2 – “Achtung Baby” – 20th anniversary edition – 1991/2011 Island records.
“Achtung Baby” è uno dei dischi fondamentali della mia vita, prima di tutto perchè è legato al ricordo del giorno del mio congedo dal servizio militare. Eh si! servizio militare; detto oggi, che non c’è più, sembra la preistoria, roba d’altri tempi, ma anche questo era il 1991.
Il disco uscì infatti il 18 novembre del 1991 ed il giorno dopo io mi congedavo, ecco perché mi ricordo così bene quella data. Sono passati vent’anni da allora e, a ripensare a quel periodo, mi sembra incredibile com’era diversa la società dell’epoca: la rivoluzione digitale era ancora ad passo dallo stravolgerci la vita ed ancora convivevamo, e bene, con cabine telefoniche (la scheda prepagata sembrava già fantascienza), walkman a cassetta, televisori a tubo catodico pesantissimi ed ingombranti, ma soprattutto, non c’era internet nelle case ed il cellulare era solo uno status symbol per pochi.
Tutto questo per dire che gli U2 captarono subito quel momento storico e fecero un disco sul futuro prossimo, ovvero su tutto ciò che, nel breve periodo, ci avrebbe travolto: la civiltà dell’immagine, lo strapotere della Televisione (ZOO TV) , internet e la realtà virtuale.
Tutti temi che nessuno avrebbe mai associato ad un gruppo come gli U2, band fortemente impegnata politicamente e socialmente (Live Aid, campagne a favore di Green Peace ed Amnesty International) e che rappresentava l’archetipo dell’artista che bada solo alla musica ed ai contenuti e che detesta tutto ciò che è immagine (vedi il look ed i video musicali).
E invece, la rivoluzione fu totale! Primo singolo e video: “The Fly”. Bono, con un look spaziale vestito di pelle nera ed occhialoni scuri “da mosca” si atteggia a rockstar e canta in falsetto o con voce filtrata. The Edge, canottiera nera, pantaloni patchwork borchiati ed All Star ai piedi, entra in campo con aria spavalda mentre si dimena suonando la chitarra. Tutte le inquadrature sono strette sui corpi e sulla fisicità di Bono. La mia reazione di allora fu: Gli U2, questa roba qua??!!!
E la musica non era da meno, chitarre dal suono alterato (The Fly, Misterious Way,Until the End of the world) voci modificate (The Fly, Even better than the real thing) distorsioni (Zoo Station, Who’s gonna ride your wild horses). Insomma, quanto di più lontano c’era dal tipico “suono U2”, qui c’era, come se fosse stato un disco di un gruppo appartenente al sottobosco degli “alternativi”. Ma loro erano gli U2, la rock band del pianeta e, a loro, non era permesso spingersi così oltre. Invece la metamorfosi del suono U2 era solo cominciata.
Ricordo che le prime volte che ascoltai “The Fly”, alla radio, la sensazione fu spiazzante, in senso negativo però, come se gli U2 avessero “toppato” clamorosamente, facendo una boiata pazzesca! Per forza, non c’era più nessun punto di riferimento “U2iano” a cui aggrapparsi, tutto era così nuovo e diverso da ciò che Bono & Co. avevavo suonato prima.
Grazie ai successivi e ripetuti ascolti, capii che proprio in quello stava la bellezza di “achtung baby” ed iniziò a piacermi proprio per le sue intuizioni atipiche e geniali.
Gli U2, con questo disco, iniziarono a comunicare anche con le immagini e a fare video avveniristici e molto curati (“Even better than the Real Thing”, “The Fly”, “Misterious way”) che, a paragonarli ai loro precedenti (“New Years Day” Pride in the name of Love” “The Unforgettable Fire”), era come mettere a confronto lo scintillio delle luci di Las Vegas con il grigiore della Germania dell’Est.
Il Tour che ne seguì, lo “Zoo Tv Tour”, aveva come simbolo la “Trabant”, ovvero l’utilitaria della DDR ridipinta però con i graffiti, come a dire il simbolo del comunismo riadattato alla società dei consumi dell’occidente (ricordiamoci che due anni prima era caduto il muro di Berlino).
Gli U2 arrivarono al Forum d’Assago nel maggio del ’92 per due sole date italiane e vi lascio immaginare quanto era spropositato il rapporto fra la domanda e l’offerta dei biglietti, per una band che, come loro, avrebbe tranquillamente riempito tre volte lo Stadio di San Siro e che invece decise di suonare in spazi piccoli, perché più congeniali alla parte scenografica dello spettacolo.
E infatti sul palco, oltre agli strumenti, c’erano videoschermi che vomitano messaggi a ripetizione come “EVERYTHING YOU KNOW IS WRONG” “WATCH MORE TV” , assieme ad alcune “Trabant” appese al soffitto da cavi di acciaio , insomma un vero e proprio circo del futuro.
Mi ricordo che all’epoca l’organizzatore italiano dei concerti degli U2 , prevedendo l’assalto dei fans alle biglietterie canoniche (all’epoca c’erano solo i negozi di dischi, internet praticamente non esisteva), ebbe la brillante idea di utilizzare le biglietterie del Palalido di Milano in Piazzale Stuparich per la vendita dei biglietti.
Fu il caos totale, diecimila persone o forse più, compreso me, presero d’assalto i cancelli della struttura, accampandosi lì fin dalle prime ore della notte, nella speranza di potersi accaparrare un biglietto. Assistetti a scene di panico generale: gente spintonata e risucchiata dalla folla, ragazzi che tentavano di scavalcare le sbarre altissime ed appuntite della recinzione a rischio della loro incolumità. Risultato: dopo tre ore di fila, mollai il colpo e decisi a malincuore di rinunciare al concerto degli U2, perché va bene tutto, ma rischiare la vita addirittura per il biglietto di un concerto, era davvero troppo! Arrivò la notizia che le date sarebbero state due, ma la situazione non migliorò, anzi non fece altro che riversare altra gente sul Palalido.
A pensarci adesso che ormai il grosso dei biglietti viene venduto via Internet, sembrano davvero altri tempi, come per il mio periodo di servizio militare, ma anche questo era il rock nel 1991.
I due concerti del Forum, a detta di chi li vide, furono qualcosa di strepitoso ed avveniristico per l’epoca, io mi accontentai di ascoltare la registrazione del primo su Radio due e di vedere gli U2 l’anno dopo allo Stadio Bentegodi di Verona nello “Zoo Tour” (ovvero la versione da stadio dello “Zoo Tv Tour” del ’92) e lo ricordo ancora come uno dei più bei concerti della mia vita.
Conclusione: un disco che ha rivoluzionato il suono del rock degli anni novanta e rimasto attuale anche ai giorni nostri, da avere assolutamente!
Pezzi preferiti: “The Fly”, “Until the end of the World”, “Love is Blindness”,”Zoo Station”, “Ultraviolet”.
E come sempre è stato un piacere, il vostro
Mauro.
Reperto storico: foto del libretto dei testi tradotti in italiano che
la Island regalava con le prime stampe del disco.