Monica, la protagonista del film, viene abbandonata dalla madre a sette anni, dopo che quest’ultima decide di lasciare la vita tranquilla e sonnolenta del paese per seguire le avventure di un uomo sprovveduto che la porterà in Grecia, dove i due apriranno un’attività commerciale.
Finale tragico, però: l’attività fallisce, l’uomo abbandona la madre di Monica e si trasferisce in Germania e la donna torna al paese con una figlia avuta da quell’uomo. Inutile dire che la mentalità rigida e chiusa del paese renderà molto difficile la sua nuova esistenza.
Questo è il fardello che Monica, interpretata da Claudia Gerini, si porta dentro e che spiega forse la corazza che ha deciso di portarsi addosso; barriera che impedisce agli altri di raggiungere la sua sfera più intima, quella legata all’affettività.
Monica, infatti, nega anche ai suoi amanti un pur minimo coinvolgimento affettivo, e ,con loro, si rifiuta di andare oltre il mero atto sessuale.
Nonostante tutto non si può dire che sia una persona cinica spregiudicata, come imporrebbe il suo ruolo in azienda di donna in carriera, ha semplicemente un atteggiamento serio e professionale sia coi suoi colleghi che con chi tenta di avvicinarsi a lei.
Sotto la corazza, a mio parere però, si intravede un grande istinto materno: Monica si prende cura del padre quasi infermo e del nipote, adolescente vulnerabile psichicamente e figlio della sua sorellastra (quella che sua madre aveva avuto quando era scappata in Grecia con l’amante).
Ma la vita glieli allontanerà tutti e due: il padre muore e la sorellastra, invidiosa dell’affetto che suo figlio prova per lei, le impedirà di frequentare il nipote. Inoltre il suo compagno storico, nonché collega di lavoro, otterrà una promozione in azienda e si trasferirà a Parigi.
Finale: Monica, senza più punti di riferimento, decide di mollare casa e lavoro e di trasferirsi in Grecia (terra alla quale associa la figura materna) a fare la guida turistica. Ed il cerchio forse si chiude.
“Il mio domani” è un film essenziale, asciutto, senza fronzoli, proprio come Milano, città in cui è interamente girato, e proprio la nuova Milano, con la sua architettura da terziario avanzato (palazzoni di vetro, grattacieli, ambienti interni asettici) è anch’essa un personaggio del film (come diceva la regista in un’intervista alla radio) che interagisce con l’animo di Monica.
Giudizio: mi è piaciuto, lo consiglio.
E come sempre, è stato un piacere. Il vostro Mauro .
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