Visualizzazioni totali

lunedì 25 luglio 2011

Amy Winehouse - Illustrazione 2007

Per la mostra "Macrileo - Icons" avevo rivisitato un'immagine di Amy realizzata nel 2007. Erano passati anni e di Amy nessuna traccia considerevole. Essendo una delle ultime tavole su cui avevo messo mano, anche se il materiale originale era di qualche anno prima, ho deciso di usarla per la mostra da Bibli a Roma. Lo sguardo di Amy è assente, ma la sua fisionomia è estreemamente plasica. Amy dal punto di vista dell'immagine ha fatto molto, dopo di lei la tatuatura massiccia è diventata un must, quei capelli, quel trucco un po' 60s, tutto era perfettamente concepito. PIù volte l'ho detto che Amy era la versione aggiornata di Miss Marmelstein, interrpretata dalla giovane Streisand nel '63. Una persona, apparentemente insignificante, che nasconde una personalità dirompente.
Ma la voce, il suo timbro, il suo stile,  niente che ti potesse lasciare indifferente. E tutti si sono accorti di Amy. Peccato che nessuno l'abbia considerata anche un essere umano, pieno di conflitti. Amy, sapeva di piacere come musicista, ma temeva il giudizio del pubblico e questo la rendeva vulnerabile in pubblico. Vincere un premio e non dire neanche una parola mentre lo ricevi, penso che non sia mai successo prima dell'arrivo di Amy. Cantava l'ultima nota dell'ultima canzone, in programma, e scappava dal palco. Se non è disagio questo. Chi le è stato vicino non ha voluto capire, è l'ha mandata al macello.

1 commento:

  1. Stavo aspettando il tuo pezzo, sono d'accordo con te sul fatto del mandare al macello "purchè funzioni", eppure di segnali di disagio ne aveva mandati parecchi. Resta da capire quanto Amy sia stata disposta a farsi aiutare, questo lo sa chi le era vicino. La cosa che mi dà più fastidio è che anche la morte viene accettata dallo star sistem come la giusta conclusione della parabola discendente dell'artista maledetto. Il disagio, quello no, non è abbastanza glamorous. RIP Amy Winehouse.

    RispondiElimina