Dalla piece teatrale "Il Dio della carneficina" di Yasmina Reza, con le due super coppie di genitori:
Kate Winslet & Christoph Waltz e Jodie Foster & John C. Reilly. Tutto comincia con una lite tra ragazzini nel parco. Le due famiglie tentano di limitare i danni. Il figlio della coppia Foster/Reilly è stato ferito e la madre del ragazzo non aspetta altro che un’occasione come questa per dar voce al proprio malessere. La Foster interpreta una donna sensibile, dal grande rigore morale, quel tipo di donna integerrima con cui può diventare difficile vivere. Non perdona le debolezze e cerca di resistere al sistema in ogni istante. Per lei ogni gesto ha un valore politico. La capisco intimamente, ogni giorno quando vediamo la rappresentazione del mondo che ci danno i media, abbiamo un senso di sdegno che ci porta a decidere di non conformarci. Ma la vita è dura e resistere alla corrente può essere uno sforzo disumano. Tutta la mia comprensione per persone di questo tipo, ma tutta la mia compassione per i compagni di queste eroine moderne. Scegliere di essere irreprensibili è difficile, ma imporlo agli altri è una tortura.
La coppia Winslet, Waltz è l’opposto, i genitori dell’”aggressore” sono due persone rampanti, per vivere si sono abituate ai compromessi dettati dal business; il marito è un avvocato alle prese con la difesa di un’industria farmaceutica che ha messo sul mercato un prodotto nocivo, che tra una telefonata e l’altra mostra senza vergogna il suo cinismo. La Winslet è una madre che vuole difendere il proprio figlio e per colpa del lavoro si sente in colpa per il tempo che vive trascurando il proprio pargolo. Un bel match, una reazione chimica a catena che sorprendentemente ci mostra anche inediti cambi di partner, nei momenti in cui le divergenze di coppia avvicinano prima i mariti, poi le mogli. A differenza di “Chi ha paura di Virginia Woolf?” il tono è molto più divertito e la drammaticità è continuamente smorzata da situazioni esilaranti.
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