Questo è un film sulle persone che sono intrappolate in cose più grandi di loro. Finchè sottostanno al gioco, tutto va bene, ma non appena decidono di non aderire più agli obblighi che la loro condizione richiede, sono guai.
Che uno appartenga alle alte sfere ecclesiastiche, come il Papa “neoeletto”, o che sia uno psicanalista, come Moretti nel film, c’è sempre qualcosa, deciso dai superiori o imposto dal ruolo professionale, che ti schiaccia e che fa in modo che le tua volontà e le tue vere aspirazioni non possano emergere.
Il neo Papa è stato costretto dal suo senso del dovere ad accettare la pesante carica, ma poi va in crisi. Moretti-psicoanalista è stato chiamato in Vaticano perché considerato da tutti come “il più bravo” e, una volta dentro, non può più uscire dal suo ruolo ed anche fisicamente da quell’ambiente. Poi c’è una guardia svizzera scelta “volontaria” per rimanere chiusa nell’appartamento papale per far credere che “il padrone di casa” sia ancora presente.
Moretti ci fa vedere queste tipologie di uomini spogliati dalle loro sovrastrutture, in tutta la loro vulnerabilità di persone, ma soprattutto come ognuno reagisce: chi si adatta (Moretti e la guardia svizzera), chi non si adatta (Il neo Papa).
Nonostatnte tutto mi chiedo? Ma mi è piaciuto? Così-così. A giudicare dagli spunti che mi ha dato, direi di si (ma gli spunti ce li mette poi lo spettatore in base alla propria sensibilità). Dal punto di vista delle immagini: notevoli alcune riprese dei cardinali e degli ecclesiastici che ricordano “Roma” di Fellini. Per quanto riguarda l’argomento del film, ovvero l’uomo che va in crisi davanti ad una responsabilità gigantesca: mi sarebbe piaciuto che Moretti fosse andato più in profondità nell’analisi della personalità del Pontefice; ad esempio su che tipo di persona era il neo pontefice prima del fattaccio; quando si comincia a capire qualcosa, finisce il film.
Giudizio: E’ un ni, sono perplesso, boh.
E come sempre, è stato un piacere. Ciaooo Mauro .
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