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martedì 24 maggio 2011

Microsolchi n.17

The Kills “Blood Pressures” – Domino Records 2011

Non avevo ancora fatto caso al titolo, “pressioni sanguigne”. E’ proprio così la loro musica: senza fronzoli, ridotta all’osso e sanguigna appunto. I Kills sono uno di quei gruppi della galassia indie che fanno musica “per sottrazione” (come concezione simile a quella dei White Stripes), ovvero come ridurre la sacra triade del rock (chitarra, basso, batteria) ancora più ai minimi termini. E allora, togli basso e  batteria ed al loro posto, come sezione ritmica, una drum machine che macina loop e grooves di percussioni a ripetizione ed una chitarra dal suono robusto e corposo che insiste sulle frequenze basse e che quindi funge un po’ anche da basso.
Certo, bisogna avere talento per arrivare al quarto album (“Blood Pressures”) con la stessa ricetta musicale e senza accusare i colpi del “gia sentito”, ma al contrario suonare ancora freschi e, come si dice in gergo hip hop, “spaccare” ancora.
Ma Alison “VV” Mosshart, voce e chitarra, e Jamie “Hotel” Hince, chitarra e drum machine, sembrano nati apposta per il mestiere del rock; già all’epoca del loro primo album del 2003 “Keep on your mean side”, in un’intervista fatta durante quel tour, uno dei due diceva che, visto il loro affiatamento sul palco, tutti si meravigliavano che fossero assieme da solo pochi mesi e sembrassero già così navigati.
Per togliersi ogni dubbio basta vederli: Alison infatti ha una presenza scenica molto aggressiva, con quella trasandatezza “alla Patty Smith”ed il physique du rÔle della perfetta rocker, con tanto di pettinatura o meglio spettinatura alla “Cugino IT” della famiglia Adams.
Anche Jamie, come aspetto, ha proprio quella magrezza da indie kid (non indaghiamo dovuta a quali sostanze, vista la consorte, una certa Kate Moss) e quell’aria da figlio di Keith Richards, ma con la faccia pulita.
Musicalmente parlando, il suo modo di suonare la chitarra è atipico: con l’indice della mano destra a mo’ di plettro e comunque quasi sempre a mani nude, percuotendo le corde in maniera ritmica ed aiutandosi coi vari effetti, in modo da tirarne fuori un suono veramente pieno e sporco.
Il mio disco preferito del duo rimane comunque “Midnight boom”, il loro penultimo del 2008, e forse quello più pop e che meglio unisce la loro ricetta tribale a delle melodie più accentuate dando vita ad un garage pop notevole (ascolta U.R.A. Fever, Last days of magic e il lento Black balloon).
E veniamo alla loro ultima fatica. Avrei giurato che questa volta avessero arruolato un batterista in carne ed ossa, talmente è realistico il suono del drumming, ma ancora una volta c’è la diabolica macchinetta al posto di piatti e percussioni. Ormai le drum machines fanno miracoli, Sic! Mica come ai tempi di Sisters of Mercy (Altro mitico gruppo con una drum machine al posto del batterista) quando avevano quel suono dal timbro plasticoso tipico di una macchina elettronica e comunque molto lontano dal vero suono di una batteria.
Come dicevo all’inizio del Microsolchi, nonostante la formula collaudata, “Blood Pressures” convince.
Jamie continua la sua ricerca con la chitarra; mi piace molto quella dal suono saturo e vibrante che usa nel brano “Baby says”.
Ma soprattutto è Alison “VV” che qui si nota di più, rispetto agli altri dischi: canta in maniera meno monocorde e soprattutto osa note più alte (Ascolta “Dna”). Sicuramente l’esperienza con i Dead Weather, con il fido Jack White dei fu White Stripes, non può che aver migliorato le sue doti canore. E proprio con i Dead Weather il cerchio fra White Stripes e Kills è chiuso.
Pezzi Preferiti: Future starts slow – Nail on my coffin – Dna – Baby says e gli altri non sono da meno.
Insomma disco consigliato, ma soprattutto non vedo l’ora di vederli dal vivo il 6 giugno prossimo ai Magazzini Generali, dopo la data saltata per malattia di Jamie (Anche le rockstar si ammalano, speriamo per lui non a causa della mujera).
E come sempre è stato un piacere, Ciaooo Mauro.

 

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