Vedo per la prima volta “Uccellacci e uccellini” di Pier Paolo Pasolini ieri pomeriggio allo Spazio Oberdan e mi viene in mente una frase, se non ricordo male di Wim Wenders, che si leggeva all’ingresso del cinema President in Largo Augusto (aimè ormai chiuso da qualche anno), il cui senso era che i grandi film iniziano all’uscita dal cinema.
E questo è uno di quelli, talmente è pregno di spunti ed interrogativi. “Uccellacci e uccellini”è un film del 1965 e dal dibattito post-film (no il dibattito no!, scherzo) emerge che alla sua uscita era stato vietato ai minori di 18 anni, divieto abbassato poi a 16, pur non contenendo nessuna scena di nudo o di violenza che giustificasse il provvedimento, ma solo per i suoi contenuti. Questo solo per dire quanto Pasolini fosse considerato pericoloso ed osteggiato anche dalla stessa sinistra che non sopportava le critiche sulle occasioni mancate e sul fatto che ormai non riuscisse più a comunicare con il suo elettorato (ed era solo il 1965, pensate adesso!). Come giustamente diceva uno degli spettatori nel dibattito, Pasolini era uno che vedeva le cose con una lucidità estrema in anticipo di trenta-quarant’anni e a pensare come siamo finiti ai giorni nostri aveva proprio ragione.
La storia è molto semplice: i due protagonisti Totò e Ninetto Davoli, padre e figlio nel film, camminano nella periferia romana per raggiungere non si sa quale luogo e durante questo viaggio incontrano un corvo parlante (che rappresenta l’intellettuale di sinistra) che li accompagnerà durante il tragitto conversando con loro sui temi della vita (disuguaglianza sociale, guerra, incomunicabilità, politica, dove va il mondo?).
Il regista mette in scena vari quadretti, utilizzano la rappresentazione di quelle situazioni, a volte distanti dalla realtà, come metafora di ciò che stiamo vivendo ai giorni nostri (vedi San Francesco ed i due monaci).
E’ un film visionario e atipico, a partire dai titoli di testa e di coda che sono in rima e cantati da Domenico Modugno su musica di Ennio Morricone. Forse alla prima visione non si riesce ad apprezzarlo completamente, perchè tutto ciò che si vede rimanda a qualcos’altro, rimane certo la poesia delle immagini e l’interpretazione magistrale di Totò.
Consigliato e da rivedere più volte!
E come sempre è stato un piacere. Il Vostro Mauro.
Il regista mette in scena vari quadretti, utilizzano la rappresentazione di quelle situazioni, a volte distanti dalla realtà, come metafora di ciò che stiamo vivendo ai giorni nostri (vedi San Francesco ed i due monaci).
E’ un film visionario e atipico, a partire dai titoli di testa e di coda che sono in rima e cantati da Domenico Modugno su musica di Ennio Morricone. Forse alla prima visione non si riesce ad apprezzarlo completamente, perchè tutto ciò che si vede rimanda a qualcos’altro, rimane certo la poesia delle immagini e l’interpretazione magistrale di Totò.
Consigliato e da rivedere più volte!
E come sempre è stato un piacere. Il Vostro Mauro.
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