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lunedì 14 febbraio 2011

Microsolchi n 12

Eurythmics – “In the garden” – 1981 Rca  

 " In the garden " , ovvero gli Eurythmics quando ancora non erano gli Eurythmics,  ed Annie Lennox quando ancora non era Annie Lennox. Parto con la storia. Erano i primi anni novanta, più verso la metà che verso l’inizio della decade, quando, grazie ad una trasmissione serale di Radiopopolare, condotta ,  per un’ora alla settimana ,  dal proprietario di “Supporti fonografici”, all’epoca il più importante negozio di Milano di dischi di importazione, perdo la brocca per il mondo dell’indie.
Indie (indi): tutta quella musica, all’epoca principalmente proveniente dall’Inghilterra, pubblicata da etichette indipendenti  , i cui ascoltatori/fanatici   formano una  " parrocchietta "  (la famosa parrocchietta degli indie kids) all’interno della quale la parola “commerciale” è peggio della lebbra ed i cui membri si sfidano al gioco al massacro del “questo gruppo l’ho visto suonare davanti a tre persone quando ancora non aveva un contratto discografico e i primi tre singoli sono belli ma il primo album è  già COMMERCIALE” ,  ORRORE!
Fu proprio durante questo mio periodo di invasamento  " musical radical sonb "  che un mio amico ,  un giorno a casa sua ,  tira fuori questo disco e mi dice: “Ma tu che la meni tanto co’ sti  gruppi alternativi di “guitar pop” che conosci solo te, senti un po’ sto’ disco e dimmi cosa ne pensi” . 
Figurati, io gli Eurithmics! che ,  anche se  avevano fatto quel capolavoro di “Sweet Dreams” , per me, che ero in pieno delirio indie, erano da considerare alla stessa stregua di “Albano e Romina” , Ça va sans dire!
Piccolo mea culpa : proprio per colpa di questo mio snobbismo dell'epoca,  mi sono perso i Nirvana, che quando fecero il botto ,  con gli ottomilioni di copie vendute di Nevermind, io li avevo già messi nel calderone del “grunge” ,  senza sforzarmi minimamente di ascoltarli.
Grave lacuna che ho abbondantemente recuperato con gli anni a venire, ma i pochi live ,  che hanno fatto in Italia ,  me li sono persi, Ahimè!
Finito col “Mea culpa”, torniamo agli Eurithmics di “In the garden”; insomma ,  il mio amico mette su questo disco dell’81 e stupore! Ha lo stesso suono dei gruppetti snob che ascolto io, solo che loro, gli Eurithmics, ci erano già arrivati quindici anni prima.
La cosa che più ti stupisce è la voce di Annie Lennox. Qui canta come non canterà mai più in nessun altro dei dischi a venire: il suo timbro vocale è tenue e la sua voce sussurrata, sospirata, non aggressiva e potente come sarà nei dischi successivi.
Meglio prima o meglio dopo?  Bohla questione non è questa, sono due modi diversi di cantare, come se fossero due cantanti diverse.
La voce tende ad amalgamarsi con la musica, non a prevalere, in alcuni casi (tipo  in “Belinda”) come se fosse registrata allo stesso volume degli altri strumenti.
E che dire della musica? E’ un disco principalmente  " di chitarre " , in alcuni casi anche  "di  feedback "  ( come  in “Caveman Head” o in “All the young people of today”) ,di sperimentazione (c’è un corno francese in “Never gonna Cry again”,  o  i rumori del parco in “English summer” ). Ci sono anche le tastiere ,  ma servono per abbellire  e  non  fanno il suono  di questo disco ,  come  sarà  in seguito  negli Eurythmics .
Il ritmo è scandito dalla canonica batteria e dal classico  "basso in primo piano "   tipico del  suono della  New wave (Ascolta  “Take me to your heart”).  Meraviglia! 
Tutto  ciò è opera di Dave Stewart , che, leggevo da qualche parte, dopo questo disco, chiederà un prestito in banca per comprarsi la tastiera con la quale farà "Sweet Dreams", infatti all'epoca i sintetizzatori costavano una fortuna (ma ve lo immaginate in Italia, andare in banca e chiedere un prestito per una tastiera?).
Fortunatamente quel singolo diventerà un hit mondiale, e forse Dave oltre a ripagare il prestito si sarà comprato anche la casa (Tutto meritato!).


Stavolta il supporto fonografico o pezzo di plastica, che dir si voglia, esiste, infatti la Sony/Bmg, qualche anno fa, ha rimasterizzato e ristampato tutta la discografia degli anni '80 degli Eurythmics in edizioni veramente curate, sia dal punto di vista grafico (con foto inedite  e un sacco di aneddoti/informazioni nel libretto) che musicale (come bonus tracks i singoli tratti dall'album, completi di b-sides).
Un Consiglio: Ne vale la spesa, fidatevi!
E come sempre, è stato un piacere. Ciaooo Mauro.

1 commento:

  1. Perchè l'abbinamento della giornata di ieri con gli Eurythmics non sembri stridente , ricordo che Annie Lennox è da anni impegnata nel sociale con una particolare attenzione per le donne. Basti ricordare il progetto "Sing" per aiutare le donne africane con l'HIV. E come dimenticare l'inno neo-femminista "Sisters are doing it for themselves".

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