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lunedì 21 febbraio 2011

Microsolchi n.13

Microsolchi n. 13 – Concerto dei Verdena all’Alcatraz di Milano – Sabato 19 febbraio 2011


Con il Microsolchi sui Soft Cell vi avevo accennato di “Wow”, il doppio album dei Verdena all’epoca non ancora pubblicato, tanto per dare una sferzata di contemporaneo all’angolo dei dischi (“Eh basta co’ ‘sta New Wave e Post Punk che, per la musica, sembra sia esistito solo il periodo dal ’78 all’ 84” – “Ah perché non è così?” – “Ah no dimenticavo i Nirvana”).
Ora il disco è uscito, ma più che “Wow”, mi sembra “Boh”. Complice il fatto di non averlo ancora ascoltato abbastanza e che forse è il disco più difficile del trio orobico (espressione, “trio orobico”,  copiata dalla recensione di Metro, mica paglia!) e che quindi necessita di un certo impegno.
Ho cercato, quindi,  di farmene un’idea attraverso le due  esibizioni live, a cui ho avuto la fortuna di assistere, proprio recentemente: La presentazione dal vivo alla Fnac ed il concerto di ieri sera all’Alcatraz.
D’altronde, per rendersi conto di chi siano e di cosa suonino i Verdena, bisogna vedere i live: che siano sul “palco sgabuzzino” del fnac, o sul “palchetto/cortile” del Magnolia o su quello mega amplificato dell’Alcatraz, il loro impegno e la loro furia è sempre la stessa.
Quindi, visto che i loro pezzi dal vivo ci guadagnano e che non ho ancora ascoltato bene “Wow”, cerco di farmene un’idea direttamente sul campo.
Ad aprire la serata c’è un gruppo spalla che si chiama “Spread” (o almeno così mi sembra di aver capito, quando si sono annunciati) che esordiscono con:“Buona sera, faremo l’aperitivo dei Verdena, in pratica vi romperemo le palle per una ventina di minuti, prima dell’arrivo dei Verdena”.
Ed infatti mantengono la promessa: attaccano con un genere fatto di chitarroni potenti, cambi di ritmo, accelerazioni, e testi al limite del demenziale tipo “una spremuta del mio cazzo in un bichiere di cristallo” o una parte di “fin che la barca va, lasciala andare”.


Pur essendo un gruppo spalla, suonano allo stesso volume stratosferico riservato poi ai  Verdena, cosa che non sempre succede ai supporter di turno, e più che rompere i coglioni al pubblico, lo deflorano.
Superato il trattamento shock degli Spread, finalmente, salgono sul palco i nostri eroi. C’è gia una novità: Alberto si siede dietro ad una tastiera tipo “piano fender”, e non imbraccia la chitarra fino al terzo o quarto pezzo. Usa il piano in distorsione, a mo’ di chitarra ritmica.
I pezzi di “Requiem”, il loro album precedente, coi quali avevano iniziato la loro opera di destrutturazione della forma canzone a favore di lunghe improvvisazioni, sembrano degli “easy listening” a confronto dei pezzi di “Wow”.
I Verdena di oggi sono puro istinto, sperimentazione, non ricercano la melodia e devo dire che, sinceramente, rimpiango lo “space rock” e le divagazioni psichedeliche di “Requiem”. I nuovi pezzi, a dir la verità, non mi entusiasmano, anche perché forse fatti proprio per non entusiasmare, ma per spingersi ancora più in là, per osare ancora di più, succeda quel che succeda.
Infatti le vere esplosioni, con tanto di pogo furioso delle prime dieci file, e con qualche temerario che si getta e si fa trasportare avanti e indietro dalle mani della folla che lo sorregge sopra alle  teste (cosiddetto “Crowd surfing”), si hanno con i pezzi tratti da “il segreto del Samurai” o dal loro primo album (suonano “dentro Sharon”) e  da “Requiem” il loro penultimo album.
Assolutamente epica “Nubi di Isacco”, proprio tratta da quest’ultimo, forse il pezzo migliore del concerto; questi sono i Verdena che adoro, in tutta la loro furia psichedelica, coi feedback, la voce lancinante di Alberto sdoppiata con l’eco, il basso potente di Roberta in distorsione.
Forse “Wow” è un disco di passaggio ed il prossimo disco sarà più definito, comunque il live non mi schiarisce le idee (i nuovi pezzi mi piacciono o no, Boh!).
Il concerto, sold out già da un mese,  però è grandioso e per i Verdena è un vero e proprio trionfo.
Mai 11 euro (e dico 11Euro! costo del biglietto) furono spesi meglio.
E come sempre, è stato un piacere! Ciaooo Mauro.  

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